Tacere e Obbedire Sempre



Tacere e Obbedire Sempre


Nei campi ampi, il sole già brilla,

Il popolo veneto lavora in pena,

La terra è dura, il sudore stilla,

Tacere e obbedire è la catena.


La Serenissima, in gloria svanita,

Si riduce in polvere sotto guerra,

La fame morde, ferita infinita,

Nel petto che soffre senza terra.


Tra verdi campi il sudor sgorga,

Il veneto semina, ma non miete,

I sogni muoiono dove non sorge,

Obbedire è ciò che rimane.


Sotto il giogo dell’impero straniero,

L’anima veneta di dolore si stanca,

Lavora nei campi, sottomesso fiero,

Speranza morta, la fede si bianca.


Del tempo che si pranzava e cenava,

Rimane solo la fame, il dolore,

Nel nuovo regno il popolo sperava,

Ma non c’è cibo, solo il rancore.


Il suono delle campane echeggia,

In preghiera il popolo piange,

La fede si tiene, anche se scoraggia,

Perché in Dio si confida sempre.


Il signor di terre, lontano, assente,

Il popolo fatica per un sostentare,

Il raccolto è scarso, il guadagno mente,

Tacere e obbedire è il lamento.


In Italia unita, il sogno svanisce,

La terra promessa non si avvera,

Il veneto piange, ma non tradisce,

Resta nei campi, con fede sincera.


Il prete alla messa predica il partire,

Dice che oltre il mare c’è futuro e pace,

Ma lasciare la terra è dolce soffrire,

Anche se la fame il cuore abbraccia.


La nave è in vista, diretta in Brasile,

L’emigrazione è il cammino amaro,

Lasciano il paese d’amore sottile,

Cercando nel nuovo un sogno raro.


Il mare è vasto, porta speranza,

Il veneto parte, ma guarda indietro,

Con dolore nel petto, ma con costanza,

Tacere e obbedire, forse è meglio.


Nei campi lontani, il nuovo suolo,

Accoglie il veneto con fede e ardore,

Ma la nostalgia morde come un freno,

Lasciarono la patria, con tanto amore.


Il sole splende su terre straniere,

Riscalda l’anima che soffre invano,

Tacere e obbedire senza preghiere,

Ma il futuro è ormai nelle loro mani.


I figli che nascono in questa nuova terra,

Portano nel sangue la radice antica,

Tacere e obbedire è il nostro verbo,

Ma il lavoro li rende più felici.


La lotta è dura, il sudore forte,

Ma il veneto non cede alla fatica,

Tacere e obbedire è la sorte,

Ma nel cuore l’amore lo arricca.


Alla fine del viaggio, la pace si trova,

La terra risponde allo sforzo devoto,

Tacere e obbedire non è più prova,

Poiché la vittoria è il nostro voto.


Le generazioni passano, la storia rimane,

Nei libri si legge di un popolo che amava,

Tacere e obbedire, ma con ricchezza,

La terra che finalmente li liberava.


E così il veneto costruisce la sua casa,

In terra lontana, con fede e dolore,

Tacere e obbedire, ma amare,

Il nuovo paese che dà valore.


Alla fine, la vittoria è frutto di lotta,

Il veneto sorride, la sua vita ha elevato,

Tacere e obbedire non lo ributta,

Perché ciò che ha piantato, ora è suo.


Le mani callose in preghiera al cielo,

Ringraziano il padre per tanto amore,

Tacere e obbedire è stato il velo,

Che ha coperto il dolore, ma ha portato il fiore.


E così, in Brasile, la vita rinasce,

Il veneto raccoglie ciò che ha tanto seminato,

Tacere e obbedire, ma nell’abbraccio,

Con la terra nuova, il frutto è nato.