Esilio e Ribellione


Esilio e Ribellione


Nei campi dove il dolore si cela,

Il vento sussurrava in toni lenti,

La terra esausta chiedeva una stella,

Che la fame faceva orme potenti.


Le ombre dei signori senza cuore,

Con mano di ferro prendevan vita,

E sotto il cielo grigio, senza onore,

Partimmo per un'ardua infinita.


I fiumi attraversammo senza sosta,

Portavano sogni verso il mare,

La terra promessa, la luce tosta

All'orizzonte dove il sol giace.


Zittite le nostre voci, ma l'anima,

La fiamma della giustizia bruciava,

E fu nell'esilio che trovam la calma,

Che la patria più non ci donava.


Obbedire, mai più! Era il nostro grido,

Nelle terre lontane erigerem

Un focolare che mai tema il fido

Fuoco che in noi rinnoverem.


Tra le vigne d'un futuro incerto,

Piantammo speranza e fede in terra,

E ogni frutto, ogni sogno scoperto,

Ci porta sollievo e nuova guerra.


Così marciam, esseri senza paura,

Fuggendo il pugnale che la vita fende,

E mentre i venti portano ventura,

Noi leviamo le mani, fiere e blande.


Tacere sempre? Non più! Alziamo alto

La voce che un tempo fu zittita,

E nelle terre oltre, senza un salto,

Viverem la lotta non compita.


Nei campi dove un tempo ardea la fame,

Ora cresce il grano di nuova storia,

E ogni lacrima che scendeva con fame

Ora irriga le radici della memoria.


In quegli orizzonti di partenza,

Rimasero solo i dolori del passato,

Poiché ogni passo in nuova terra emersa

È un grido di vittoria ritrovato.